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Alcuni pensieri e considerazioni sul mondo del software, scritte da un insider
Eternal September
Si dice che settembre sia il mese del ripensamento sugli anni e sull'età. Quindi quale momento migliore per andare a riesumare un capitolo quasi dimenticato della storia di Internet? Parlare del settembre eterno risveglia ricordi, nostalgia e tanta malinconia. Chi ha frequentato Intenet negli anni '90 sa a cosa mi riferisco. Per capire cosa sia il settembre eterno bisogna tornare indietro di trenta anni, quando Internet non era diffuso in massa e l'accesso era possibile soltanto attraverso le reti delle università. La rete informatica di quegli anni era terra vergine, popolata solo di nerd, accademici e professionisti dell'informatica. Gente del mestiere insomma. I nuovi utenti, quelli inesperti e poco avvezzi alle consuetudini e alla cultura di Internet di quegli anni, erano pochi e ciò non creava fastidio per gli utenti esperti che invece padroneggiavano lo strumento e ne conoscevano a fondo le regole di etichetta.
BSOD al tempo del colera
A vent'anni dalla sua prima comparsa, oggi WinNuke suscita ancora qualche sentimento nel cuore di chi in quegli anni muoveva i primi passi nel far west della rete. Sentimenti edulcorati dal tempo, mutati da quella malinconia che può trasformare i ricordi delle brutte esperienze in momenti da ricordare con nostalgia. Quelle terribili esperienze di BSOD (Schermo Blu della Morte) che tormentavano gli incauti utenti di IRC oggi ci rimandano ad un'epoca in cui l'home computing stava nascendo ed ogni giorno ci stupiva con nuove sorprese, un mondo ancora naive ma che tentava di diventare multimediale ed innovativo, la cui evoluzione era in piena accelerazione. Un tempo in cui fondamentalmente eravamo più giovani.
Home page al tempo del colera
Creare un sito web può essere un'opera di ingegno notevole. Richiede doti artistiche per la grafica, un occhio tecnico nella scelta dei colori e doti da impaginatore per organizzare i contenuti. Come se non bastasse ci sono le implicazioni tecniche. Occorre notevole esperienza per progettare la struttura base che consente di separare il sito su diversi livelli. Quello dei dati, quello della sicurezza, le funzioni di accesso alle informazioni e la presentazione. Tutto ciò deve essere indipendente dal dispositivo, offrire un elevato grado di accessibilità verso i motori di ricerca (vabbé, diciamo pure Google!) e responsiveness. E giunti fino qui il lavoro non è ancora finito perché la sicurezza rende necessario un monitoraggio continuo e il rapido dispiego di soluzioni per arginare i problemi che man mano si presentano.
Per questi e molti altri motivi sono nati i CMS come Joomla, Drupal e Wordpress. Anche se questi ultimi sono i più utilizzati da chi progetta siti web, il loro ampio ventaglio di utilizzatori e sviluppatori attivi non li rende immuni da pecche e falle di sicurezza ma non per questo oggi qualcuno si sognerebbe di inventarsi soluzioni personalizzate o rinuncerebbe ai contenuti dinamici ripiegando su codice statico per difendersi dagli attacchi informatici. Questi e molti altri problemi erano del tutto sconosciuti a chi vent'anni fa scriveva pagine web.
Sviluppatori al tempo del colera
Sebbene l'industria informatica sia relativamente giovane, nel corso degli ultimi vent'anni il processo di sviluppo del software ha subito un mutamento radicale, forse anche per mettersi al passo con un mondo che richiede processi sempre più industrializzati. Al confronto l'industria automobilistica, che vanta una tradizione più lunga, ha avuto molto più tempo per adattarsi e ancora oggi sforna prodotti non perfetti nonostante l'attenzione spesa per eliminare i difetti del prodotto in fase di progettazione.
Questo avviene anche nell'industria del software. Mentre vent'anni fa però le automobili si producevano già da tempo in scala industriale, i programmi che negli anni '80 e '90 usavamo non potevano beneficiare delle tecnologie e delle metodologie di progettazione odierne, semplicemente perché non esistevano ancora, tuttavia c'era un gran bisogno di software anche complessi e qualcuno doveva perderci il sonno e la salute per realizzarli.
Moore al tempo del colera
Dal 1965 la legge di Moore è stata motivo di entusiasmo per tecnici ed appassionati di informatica, fino al giorno in cui la SIA, società americana che raggruppa i principali produttori di microprocessori ed aziende connesse al business del silicio, decide che da adesso in poi tale legge non sarà più sostenibile. La storia inizia 51 anni fa, quando il cofondatore di Intel Gordon Moore notò che era possibile organizzare il processo produttivo dei microprocessori in modo tale da portare sul mercato modelli la cui potenza di calcolo raddoppiasse ogni quanto di tempo. Inizialmente questo lasso di tempo era fissato a dieci anni, ma poi si notò che era possibile conseguire lo stesso risultato in soli due anni.
L'industria dei microprocessori era ben consapevole fin da allora che esisteva un limite alla miniaturizzazione, eppure il costante aumento del numero di transistor all'interno delle unità logiche ci ha accompagnati nell'euforia degli anni '90 e per buona parte del decennio precedente. Già dai primi del 2000, scendendo al di sotto della soglia dei 90 nm, si iniziarono a riscontrare delle difficoltà oggettive dovute alla dissipazione di calore dei componenti.
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