Ursula Le Guin (21 ottobre 1929 - 22 gennaio 2018)Dire chi è stata Ursula Le Gui è abbastanza facile. La sua pagina su Wikipedia ci racconta le cose salienti. Poi c'è Google. Basta digitare il nome e veniamo catapultati in un attimo in un mondo quasi ignoto fatto di racconti di fantascienza, storie fantastiche ambientate in scuole di magia e su pianeti in perenne conflitto ideologico. Storie di mondi utopistici e misteriosi, abitati da personaggi ben caratterizzati e delineati con maestria che catturano il lettore con le loro storie.

Ursula Le Guin è stata una grande scrittrice di fantascienza, forse tra i maggiori contributori del '900 nel suo genere e sicuramente il maggior esponente donna in questo filone narrativo. Al contrario di Tolkien, la sua produzione fantasy si incentrava sulle storie degli uomini, tralasciando l'elemento umanoide o mostruoso, risultando così più verosimili e quindi credibili.

Mentre Il Signore degli Anelli nacque come "fiaba della buona notte" che l'autore creò a partire dai suoi appunti scritti durante le notti in trincea e destinata inizialmente ai suoi figli, le intenzioni di Ursula erano più ideologiche e antropologiche. Esponente del femminismo e contraria al potere centralizzato costituito, Ursula enfatizzava la condizione umana e le sue sfaccettature, caratterizzava molto bene i suoi personaggi a livello emotivo e ne descriveva le aspirazioni e i desideri.

Il messaggio che di lei vorrei tramandare è quello contenuto in un suo scritto minore del 1979, un racconto breve dal titolo: "Quelli che si allontanano da Omelas".

Omelas è una città utopica, le giornate dei suoi abitanti si susseguono felici e pacifiche, le persone vivono in armonia. Non c'è bisogno di controllo perché tutto procede alla perfezione. C'è però un segreto. La felicità di molti dipende dall'infelicità di uno. Quell'uno è un bambino che vive in uno scantinato nell'abbandono e nella miseria. Ha fame ed è solo perché nessuno si cura di lui se non per somministrargli quel poco che lo tiene in vita. E' sporco e malato per via delle condizioni in cui è lasciato. E' anche stupido, forse per condizione, o forse tale è diventato per necessità. Trascorre la sua esistenza in questa stanzetta lunga tre metri e larga due nella semioscurità. Dall'abominevole infelicità di quell'essere dipende la gioiosa esistenza di tutta Omelas. L'intera storia ha il suo fulcro in una frase:

"Scambiare tutto il bene e la grazia di ogni vita di Omelas per quel piccolo unico miglioramento: gettare via la felicità di migliaia di persone per la possibilità di renderne felice una sola: questo significherebbe veramente lasciar entrare il rimorso tra quelle mura"

La gente di Omelas lo sa e di tanto in tanto si indigna, ma poi finisce per accettare la situazione, giustificandola secondo una qualche legge naturale o sociale. Spesso pensa e ripensa per giorni, mesi o anni a questa tremenda ingiustizia, ma nessuno si risolve mai di fare niente. Solo alcuni, dopo aver visto la situazione, decidono di partire e allontanarsi dalla città, rinunciando così ad una gaia e perfetta esistenza per placare quel senso di rimorso che la vita a Omelas impone.

Il brano è una metafora molto ricca di significati e potrebbe descrivere una moltitudine di comportamenti umani che si manifestano quando c'è disuguaglianza. Basti pensare all'eterna lotta per combattere la povertà nel mondo. Perché esista il benessere deve esserci qualcuno che ne fa le spese. Perché una società progredisca, ci deve essere una che viene sfruttata, perché esista il ricco ci deve essere il povero, perché ci sia il progresso di alcuni ci deve essere il degrado di altri. Tutto ciò è sconfortante ma quasi nessuno è disposto a cambiare le cose, a perdere il proprio benessere in cambio di una maggiore giustizia sociale. Le letture potrebbero essere infinite, si potrebbe spaziare dalla lotta ai cambiamenti climatici, ai diritti umani, all'economia globale.

Allontanarsi da Omelas può anche significare il rifiuto dello stato delle cose, la ricerca di uno stile di vita più equilibrato e indirizzato a creare una società più equa. Chi si allontana da Omelas non vuole smantellare lo Status Quo, non combatte l'ingiustizia con la forza, ma con il rifiuto della stessa e con la ricerca di una alternativa più equa.

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