Pensieri e divagazioni su argomenti vari
La tradizione del Natale
Il Natale rischia di essere messo in ombra dai problemi che questo 2011 non sembra smettere di regalarci. Ovunque si parla di crisi, spread oltre i 500 punti base e crisi del debito sovrano. La borsa con i suoi ultimi scivoloni ci ha abituati a folli livelli di volatilità, i dati sulla disoccupazione sono allarmati e la guerra fa da padrona un po' ovunque. Non sembra nemmeno il caso di mettere i campo i problemi di depletion delle risorse... Il Natale che si vede in TV è un po' diverso, quello là fuori sembra più l'avanzata degli orchi da Minas Morgul!
Dove sono i bambini alla porta che cantano le canzoni di Natale? Gli alberi illuminati, la carta da regalo con sopra disegnata la musica, i libri di vecchie storie e la neve? Il camino acceso che scalda il rustico casettino in stile fiabesco? Anche io sono stato bambino ed ho amato i simboli del Natale commerciale, ma oggi non nascondo un certo imbarazzo nel pensare che tutto fa parte di un sincretismo di tradizioni tutt'altro che nostrane. Le abbiamo importate e fatte nostre come Halloween, ed abbiamo smarrito le nostre tradizioni.
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Prove generali di follia collettiva
Vigilia di Natale 2011, era un po' che non mi cimentavo con gli ultimi acquisti prima della grande data, forse perché ho sempre preferito muovermi per tempo in modo da evitare la folla inferocita, forse perché quest'anno per la prima volta mi sono trovato gli invitati in casa ed è toccato a me provvedere per il desco.
Ricordo da bambino il Natale come un giorno allegro e spensierato, la casa tutta addobbata pronta a ricevere i parenti ed i miei genitori tutti presi da questioni logistiche ma tutto sommato tranquilli. Ciò non si può dire invece dei preparativi per la festa, giorni frenetici in cui avviene una vera e propria guerra a colpi di ordinazioni e salti della coda.
Come tanti altri, questa mattina sono uscito di casa un po' in ritardo, ma fondamentalmente non avevo molto da fare se non passare a ritirare un paio di cose. LA situazione del traffico, ridotto ad un unico serpentone quasi immobile avrebbe invece dovuto accendere una lampadina sul fatto che fossero in atto le prove generali di un delirio collettivo che prende il nome di ultimi acquisti natalizi.
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Tribalismo del XXI secolo
Negli studi antropologici, il ritorno nella modernità o in contesti urbani di forme di relazioni e criteri identitari considerati arcaici. Questa ricomparsa non si spiega di solito come mera sopravvivenza o riproposizione autentica di elementi della tradizione, ma come riformulazione creativa delle appartenenze con l’utilizzo di simbologie e tratti culturali avulsi dai contesti originari. Il tribalismo quindi non è la riproposizione dell’arcaico, ma l’esito identitario di gruppi in lotta per il controllo di risorse nei nuovi contesti contemporanei spesso segnati dalla dissoluzione di ideologie e istituzioni unificanti.
Dove più è evidente il fallimento della globalizzazione tanto maggiore il tribalismo sembra essere la risposta, e non serve andare fino su Pandora, come nel film Avatar di James Cameron, per scoprirlo.
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Bert la tartaruga ci insegnava...
Il miglior modo di difendersi da un pugno è essere in un altro posto nel momento in cui il pugno viene sferrato, mi diceva sempre il mio maestro di Aikido nel lontano 1992...
Nel 1952 in America c'era invece Bert la tartaruga, un simpatico cartone animato disegnato da Raymond J. Mauer su esplicita richiesta del governo americano per responsabilizzare le nuove generazioni in caso di attacco nucleare nemico. Per quanto la cosa possa far sorridere ai giorni nostri per la sua pragmaticità, bisogna pensare che il cortometraggio nasce durante gli anni della Guerra Fredda. La politica del terrore mirava a creare il panico nei confronti di una possibile minaccia nucleare e costruire quindi la base per legittimare la corsa agli armamenti.
Nel filmato dal titolo Duck and Cover, la tartaruga Bert è sempre molto prudente ed ogni volta che percepisce una minaccia corre subito ai ripari rintanandosi nel suo guscio. Una scimmia infatti la perseguita calandole vicino un candelotto di dinamite acceso per mezzo di una canna da pesca, ma Bert riesce sempre a salvarsi perché è prudente. Il filmato è oggi di pubblico dominio
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Muta la savana nell'oscurità
L'Africa ci ha fatto sognare ed innamorare, ci ha commossi con un tramonto nella savana. Ci ha sconvolti con i fondamentali della lotta per la sopravvivenza messi in pratica nel mondo animale ed ha risvegliato il nostro altruismo mostrandoci i suoi figli morire di fame. Il problema dell'Africa è uno dei più grandi della storia umana ed è ben lungi dall'essere risolto. Da quando il Nord del Mondo ha deciso di perseguire il proprio sogno egemonico ha sempre avuto bisogno di una terra di conquista e l'Africa aveva tutti i requisiti.
Terreni sconfinati, abbondanza di risorse ma soprattutto mancava un potere forte e riconosciuto globalmente. Mentre per i primi coloni era relativamente semplice sbarcare in Africa con una nave galera, scaricare mercanzia ed imbarcare tesori e schiavi, oggi non si può più fare, altrimenti si passa per schiavisti e sciacalli. Lo stratagemma del debito, i cui fondamentali sono stati ampiamente esplorati nel mondo sviluppato, è la nuova leva che controlla il continente africano ormai dal secolo scorso.
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