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Arrivano i barbari
Il grosso di ciò che ci è stato tramandato direttamente da fonte romana sulle invasioni barbariche e la seguente caduta dell'Impero Romano d'Occidente, lo dobbiamo ad Ammiano Marcellino, nativo di Antiochia di Siria (330-332 d.C.). Storico tardo imperiale di origine ellenica, nel suo Rerum Gestarum Libri ci racconta di un passato che viene troppo spesso dato per scontato a scuola, un passato che se confrontato con il presente può rivelare molte più analogie di quanto si possa pensare. Il IV secolo d.C. è un periodo tutt'altro che decadente, Roma conserva ancora un potere politico e militare indiscusso all'interno del Mediterraneo. Come ha potuto un manipolo di selvaggi portare un'impero al collasso?
Verso la fine del IV secolo d.C. l'Impero attraversa la prima grande crisi umanitaria della sua storia, quella dei profughi Goti. I Goti vivevano già in simbiosi con Roma da parecchio tempo, molti di loro erano ben integrati e romanizzati, portavano un nome romano (Flavio era il più comune tra i barbari) ed avevano acquisito la cittadinanza romana. Molti erano poi entrati tra le fila dell'esercito e venivano mandati in giro per l'Impero a difenderne i sacri confini, soprattutto dalla minaccia persiana. I barbari erano una risorsa alla quale l'impero non voleva e non poteva rinunciare, poiché costituivano forza lavoro a basso costo, contribuenti, soldati.
Con l'espansione degli Unni, che in quegli anni uscivano dalle steppe dell'Asia centrale, i Goti iniziarono a emigrare per trovare rifugio, terra e protezione presso l'Roma, che per anni li aveva romanizzati. A questo punto una serie di eventi manda in tilt la macchina burocratica romana. Un mix di corruzione, incompetenza e mancata percezione dell'inizio di un nuovo fenomeno migratorio di massa avviò la civiltà romana al suo tramonto.
Oggi come allora assistiamo quotidianamente all'esodo di disperati che fuggono dalla minaccia di regimi crudeli, guerre, carestie e disastri ambientali. Da sempre i migranti rappresentano una risorsa: portano voti ai partiti progressisti, se inseriti nel mondo del lavoro diventano contribuenti e sovvenzionano un sistema pensionistico al collasso, che non potrebbe sostenersi se non assorbendo nuova forza lavoro. Quei disperati che non riescono ad ottenere un lavoro finiscono poi per alimentare un fiorente mercato nero del lavoro e della delinquenza, poiché nella società moderna il lavoro è l'unico strumento che abbiamo per affermarci e per partecipare alla spartizione della ricchezza nazionale prodotta.
La recente impennata delle tensioni in Medio Oriente ha accelerato il fenomeno. La ricostruzione del Califfato Islamico, il progetto di decenni di terrorismo islamico organizzato, non potrà che inasprire le tensioni tra popolazioni che si vedranno chiudere la porta in faccia da chi ha causato i disordini nei loro paesi. Molti si sentiranno traditi ed inizieranno ad odiare la civiltà che li ospita, spargendo così l'instabilità da una nazione all'altra, come un contagio.
Il Regolamento di Dublino non prevede affatto una concertazione degli sforzi nella gestione di questo problema e chiaramente le nazioni meno esposte non stanno facendo a gara nell'interessarsi al problema, lasciandone la gestione ai paesi periferici più esposti.
Dal canto loro, le nazioni del sud dell'Europa, in primis l'Italia, non hanno le risorse per gestire in autonomia un simile problema, e la classe politica non ha interesse a rinunciare al consenso. Si sente allora parlare di centri di accoglienza temporanea stracolmi, in cui esseri umani trattati come bestie arrivano alla mutilazione fisica pur di far conoscere la loro disperata situazione. La società ben pensate grida allora allo scandalo, chiedendo azioni immediate e soccorso umanitario, che spesso si traduce in un'apertura dei cancelli per favorire il decongestionamento dei centri.
Il problema dell'immigrazione è stato e rimane uno dei peggio gestiti della storia. Da sempre chi può si è arroccato nel proprio palazzo d'avorio negando il problema, imputando il danno all'incapace giurisdizione locale e delegando ad esso la soluzione. L'unico effetto che deriva dallo scarica barile è l'aver messo in evidenza la propria incapacità nel risolvere il problema. Col beneplacito degli abitanti del palazzo d'avorio.