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Buona pensione shuttle Discovery
Anche per lo shuttle Discovery, nome in codice NASA OV-103, è arrivato il momento della pensione. In servizio dal 30 agosto 1984, era stato già ritirato il 9 maggio 2011 dopo la sua ultima missione. Questo dinosauro risalente all'epoca delle missioni spaziali, era il terzo shuttle costruito ed il più vecchio ancora operativo. I suoi fratelli maggiori infatti erano il Columbia e il Challenger, entrambi esplosi in volo rispettivamente il 1 febbraio 2003 ed il 28 gennaio 1986.
Nel curriculum del Discovery annoveriamo la messa in orbita del telescopio spaziale Hubble, 39 voli ed una permanenza in orbita di 365 giorni, 12 ore, 53 minuti e 34 secondi. Il Discovery ha percorso 5,830 orbite terrestri per un totale di 238,539,663 Km.
Sembra finita l'era delle conquiste spaziali, un tempo in cui tanta energia a basso costo ha reso possibile ciò che la fantasia di Jules Verne aveva soltato potuto immaginare: l'uomo nello spazio. Per quasi mezzo secolo abbiamo sognato di poter raggiungere le stelle anche a costo di gradi sacrifici. Dalla cagnolina Laika che il 3 novembre 1957 entrò in orbita con la navicella Sputnik 2, passando per l'Apollo 13 fino ai 7 astronauti americani che persero la vita nell'incidente dello shuttle Columbia il 1 febbraio 2003, la storia dell'esplorazione dello spazio è costellata di eroi, molti dei quali morti.
Esplorare lo spazio non era uno scherzo, non era chiaro fino in fondo quali fossero gli imprevisti. Un po' come mettersi per mare aperto su una trireme fenicia, quando era già pericoloso navigare tenendo la costa a vista. Il modulo LEM dell'Apollo 11 allunò il 20 luglio 1969 (in Italia era il 21 luglio) facendo affidamento su tecnologie quali il FORTRAN e calcolatori che oggi potremmo confrontare con un Intel 386 di 20 anni fa, e muniti di soli 64 Kb di RAM! Roba che un qualsiasi telefono cellulare di nemmeno di ultima concezione può gestire senza problemi.
Eppure l'epoca delle grandi conquiste semberebbe finita, abbiamo assistito al picco delle missioni umane nello spazio. Forse perché troppo pericolose o forse perché troppo costose, eppure se pensiamo al divario tecnologico e le conquiste scientifiche moderne viene quasi naturale pensare che sia già nato chi metterà piede su Marte.
Il pianeta rosso però costituisce una sfida considerevole anche oggi. Non avendo a disposizione il motore Hyperatomico teorizzato da Asimov, l'unica via percorribile sembra essere il motore a frammenti di fissione ipotizzato da Carlo Rubbia, che potrebbe ridurre i tempi di andata e ritorno a 90 giorni contro i 36 mesi richiesti. Oltre al desiderio di conoscere, l'uomo è spinto anche dalla necessità. Conquistare lo spazio significa garantirsi controllo, supremazia, risorse e quindi sopravvivenza. Il programma americano in proposito non sembra essersi mai fermato, in quanto uno degli obiettivi del PNAC è proprio stabilire la supremazia degli Stati Uniti anche nello spazio mediante il tentativo di istituire le Forze Spaziali U.S.A.
Sia per aprire la via a nuove conquiste o per costruire una nuova Arca di Noé che possa salvare l'umanità dall'estinzione dopo aver spremuto il nostro pianeta fino all'ultima goccia, sarano ecessarie tantissime risorse ed una quantità di energia tale da non essere mai esistita sulla Terra. Quando ero bambino mi divertivo a giocare con i Lego Spazio. Costruivo astronavi di dimensioni mastodontiche peché sembrava banale. Se otevo immaginarla ed avevo i mattoncini per realizzarla allora si poteva fare, ma la realtà è un po' diversa.
La fantascenza ha sempre animato le nostre speranze mostrandoci società evolute che costruivano autentici colossi dello spazio. Le famose astronavi di classe galaxy di Star Trek, le più grandi e potenti della seconda metà del XXIV secolo, oppure la Morte Nera di Star Wars. Per non parlare della mia preferita, la nave commerciale USCSS Nostromo di Alien.
Dobbiamo fare i conti con le riserve in esaurimento e con un gran spreco che si fa ogni giorno di materiali ed energia. Forse se li avessimo risparmiati prima non saremmo mai riusciti a sbarcare sulla Luna, forse avremmo le risorse per costruire la nostra Arca di Noé, ma forse non ce ne sarebbe nemmeno bisogno.