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Giallo all'italiana
Era la notte tra l'1 ed il 2 novembre di trentotto anni fa quando si scriveva una pagina di storia che a scuola nessuno ha mai studiato. Quella notte moriva Pier Paolo Pasolini, pestato a morte da un commando di picchiatori in un contesto che non è mai stato chiarito fino in fondo. La versione ufficiale vuole ricondurre tutto ad un incidente durante una banale lite maturata nello squallido contesto dei marchettari nei sobborghi di Roma. Pino Pelosi detto Pino la rana, diciassette anni, si è addossato la colpa o forse è semplicemente rimasto come si suol dire "col cerino in mano" quando tutti si sono dileguati. Per quarant'anni si è parlato, investigato, speculato e depistato su questo caso rimasto senza soluzione, a parte lo sconclusionato esito ufficiale che però non ha mai convinto nessuno.
Gli anni 70 sono una pagina di storia di cui si parla poco, forse perché a scuola è già un miracolo arrivare a parlare della Seconda Guerra Mondiale, eppure quegli anni sono un passaggio chiave per capire i decenni a venire e quindi il presente. Il cinema ci parla di anni di piombo, anni in cui la violenza dilagava e gli scontri tra bande, i sequestri e gli attentati erano all'ordine del giorno. Alcuni film come "Roma violenta", "Napoli violenta", "Napoli spara" e "Italia a mano armata" raccontano di un paese precipitato in uno scenario di guerra. Formazioni di estema destra o sinistra, mafia, malavita di borgata e società segrete si davano battaglia per strada per controllare i propri interessi.
La violenza era gestita da bande politicizzate che operavano su commissione eseguendo pestaggi, stupri ed omicidi, celebre è quello dell'attrice Franca Rame (9 marzo 1973). Scomparivano giornalisti ed intellettuali come Mauro De Mauro (16 settembre 1970), Pier Paolo Pasolini (2 novembre 1975) e Carmine Pecorelli (20 marzo 1979), nascevano le Brigate Rosse (1970) e la Banda della Magliana (1976), il Massacro del Circeo (29 settembre 1975) sconvolgeva l'opinione pubblica. In quegli anni l'Italia assistette impotente a due tentativi di colpo di stato, il Golpe Borghese del 7-8 dicembre 1970 ed il Golpe Bianco (1974, di fatto mai portato a termine). La lista sarebbe ancora lunghissima, ma è sufficente per descrivere il clima di tensione che si respirava in quegli anni di piombo.
Il denominatore comune di tanta violenza era la matrice politica. Chi indagava su questi fatti poteva solo sfiorare la verità ma nessuno riusciva mai a risalire ai mandanti occulti che si celavano dietro coloro che perpetrava questi crimini. Chi faceva il lavoro sporco aveva le spalle coperte mentre i poteri forti manovravano sapientemente la regia senza compromettersi. Eminenze grigie muovevano le loro pedine e scalavano la società politica e finanziaria in una eterna ascesa al potere, nello squallore di una classe politica che spesso si rendeva complice, indifferente o semplicemente miope.
Il meccanismo era semplice. La conquista della presidenza in grandi gruppi industriali permetteva di creare fondi neri coi quali corrompere la classe politica per spianare la strada ai propri progetti. Un gioco lungo, lento e difficile che dal dopo guerra a oggi ha cercato di costituire un nuovo ordine basato sul primato dell'economia e della finanza sulla politica. Chi si intrometteva per cercare di portare alla luce verità veniva prima emarginato, poi minacciato ed infine eliminato. Anche senza nessun coivolgimento diretto con i fatti, si poteva essere colpiti in quanto rappresentanti di una certa categoria o classe. Il disordine sociale ed il clima di terrore che ne emergeva servivano a legittimare la classe politica e a giustificarne le azioni. Un cittadino che ha paura è più facile da manipolare e darà il propio consenso a chi gli garantisce sicurezza.
Negli anni '80 gli ultimi strascichi di violenza sembravano aver abbandonato l'Italia, ma il nostro paese era diventato davvero un posto più sicuro? Forse. Almeno per le strade. Quando ero bambino sentivo parlare della Banda della Uno Bianca, che a bordo di una Fiat Uno terrorizzava la bassa Padana, ma sembravano casi isolati. Ciò che era cambiato era il metodo per esercitare il controllo. Lo stesso Eugenio Cefis, il presunto fondatore della Loggia Massonica P2, sosteneva che il condizionamento della società poteva essere realizzato attraverso il controllo della stampa e dell'informazione. L'avvento della TV commerciale ed il boom economico di quegli anni hanno confuso le carte in tavola, creando miti ed ideali che hanno distratto l'opinione pubblica. Nei primi anni '90 Tangentopoli ha azzerato la credibilità dei vecchi partiti, smantellato la Prima Reubblica e spianato la strada a nuovi partiti come Forza Italia e Lega Nord che hanno raccolto consensi a colpi di slogan all'insegna di un nuovo modello di democrazia.
In seguito all'11 settembre 2001 la paura del terrorismo si è diffusa come un contagio. All'improvviso in nome della sicurezza ci siamo trovati a fare i conti con nuove procedure di controllo all'aereoporto, che a loro volta hanno rafforzato la psicosi del terrorismo al punto da giustificare la guerra per il petrolio. Nella mente delle persone in coda al metal detector infatti, la minaccia del terrorimo islamico incombente era tanto reale quanto l'agente in divisa che eseguiva la scansione ai raggi X dei bagagli a mano.
Oggi come allora poco è cambiato. I Cardinal Richelieu che manovrano alle spalle dei governi democratici si calano dall'alto, giustificati da ordinamenti superiori e senza il bisogno di sporcarsi le mani. Agiscono nell'interesse dei loro mandanti e non del paese, imponendo manovre controproducenti dietro minaccia di parametri macroeconomici assunti a Spada di Damocle e termometro di salute dell'economia di uno stato.
Noi siamo cambiati parecchio, assuefatti dalla televisione che ammaestra le masse e da slogan che abbiamo imparato a memoria al punto da farli nostri, imboniti da logiche che si spacciano per democratiche ma che ci hanno privati della democrazia e indifferenti ad una scena politica che si è involgarita ed ha permesso tutto ciò.