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I tori di chicago e tauromachia
A scanso di equivoci, i tori di Chicago non sono i famigerati Chicago Bulls della NBA americana. Il toro in linguaggio borsistico-economico rappresenta il rialzo, inteso come rialzo dei listini, che si contrappone all'orso che simboleggia il ribasso. A Wall Street, nel cuore del distretto finanziario di New York infatti campeggia la statua del toro che combatte contro l'orso, parabola di una eterna alteranza tra rialzi e ribassi dei listini azionari. In materia economica la città di Chicago ha sfornato in passato le teorie più controverse già a partire dagli anni '70. La famosa Scuola Economica di Chicago formò una generazione di economisti noti come Chicago Boys, destinati a riempire le fila dei consulenti finanziari di governi fantoccio di cui l'amministrazione americana tirava le fila a proprio vantaggio.
La Scuola di Chicago trae linfa dagli insegnamenti dell'economista Milton Friedman, teorico del neoliberismo. Questa dottrina proponeva un mix di turbocapitalismo spinto, liberalizzazioni, stato leggero e privatizzazioni, contemplando in certi casi anche l'intervento dello stato alla maniera di John Maynard Keynes.
La storia inizia in Cile nel 1973, quando sale al potere il regime di Augusto Pinochet. L'allora presidente socialista Salvador Allende, ostile alle politiche americane, muore in circostanze poco chiare su mandato della CIA. Per risanare il paese gli Stati Uniti offrono al nuovo leader la consulenza di specialisti, giovani economisti cileni formatisi proprio a Chicago seguendo i corsi dello stesso Friedman. La ricetta era semplice: adottare misure neoliberiste come garanzia per accedere ai finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale e portare sviluppo nel paese.
Questa generazione di economisti cavalcava il toro della ripresa economica muovendo le leve di una scienza tutt'altro che esatta ma definita tale, come in una moderna tauromachia. Nel breve termine la ricetta produceva i risultati attesi, incrementando così la fiducia dei paesi che la applicavano, ma nel medio termine venivano fuori i problemi. I cittadini, privati dello stato sociale e dei diritti fodamentali acquisiti, vedevano crollare drammaticamente la qualità della loro vita, mentre gli indicatori economici continuavano ad esibire performance sbalorditive. Nella storia l'applicazione delle epurazioni neoliberiste causò innumerevoli crisi economiche ed un generale impoverimento delle nazioni colpite, nonché lo scoppio di bolle finanziarie e speculative. Il crollo del Baht Thailandese, la bolla del DotCom, la bolla immobiliare e dulcis in fundo l'attuale crisi economica globale. Quando un paese si impoverisce però ce n'è sempre un altro che si arricchisce. Questo era il compito dei sicari dell'economia.
Convinti sostenitori delle teorie di Friedman erano il presidente americano Ronald Reagan e la Lady di Ferro inglese, Margaret Thatcher, che sin dal primo incontro nel 1975 si trovarono immediatamente in pieno accordo in materia ecomomica. La penetrazione di queste teorie in Europa è più recente ma già verso la fine degli anni '90 con lo scoppio della bolla del DotCom e la finanziarizzazione dell'economia Islandese si iniziano ad avvertire i primi sintomi. Il caso della Grecia è un chiaro esempio di come una crisi economica può essere usata come arma di ricatto per mettere in atto una politica espansionista e tutelare gli interessi finanziari dei paesi più sviluppati.
Dal 2011 però, dopo l'ultima crisi di governo, anche l'Italia ha iniziato ad arrendersi alle logiche neoliberiste, spalacando le porte agli uomini della Commissione Europea, ferventi adoratori della scuola di Chicago. Si sa però che in tempi di grave crisi e necessità si coglie spesso l'occasione per dare un bel giro di vite alle libertà personali. Come disse Thurgood Marshall Associated Justice della Suprema Corte degli Stati Uniti d'America:
History teaches us that grave threats to liberty often come in times of urgency, when constitutional rights seem too extravagant to endure (la storia ci insegna che gravi minacce alla libertà spesso occorrono si verificano in tempi di crisi, quando i diritti costituzionali sembrano troppo onerosi per essere garantiti).