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Muta la savana nell'oscurità
L'Africa ci ha fatto sognare ed innamorare, ci ha commossi con un tramonto nella savana. Ci ha sconvolti con i fondamentali della lotta per la sopravvivenza messi in pratica nel mondo animale ed ha risvegliato il nostro altruismo mostrandoci i suoi figli morire di fame. Il problema dell'Africa è uno dei più grandi della storia umana ed è ben lungi dall'essere risolto. Da quando il Nord del Mondo ha deciso di perseguire il proprio sogno egemonico ha sempre avuto bisogno di una terra di conquista e l'Africa aveva tutti i requisiti.
Terreni sconfinati, abbondanza di risorse ma soprattutto mancava un potere forte e riconosciuto globalmente. Mentre per i primi coloni era relativamente semplice sbarcare in Africa con una nave galera, scaricare mercanzia ed imbarcare tesori e schiavi, oggi non si può più fare, altrimenti si passa per schiavisti e sciacalli. Lo stratagemma del debito, i cui fondamentali sono stati ampiamente esplorati nel mondo sviluppato, è la nuova leva che controlla il continente africano ormai dal secolo scorso.
Contrariamente a quanto si crede, cancellare il debito non servirà ad aiutare l'Africa ad uscire dalla miseria e dal disordine, sarebbe sufficiente cancellare i dazi e le regolamentazioni che soffocano lo sviluppo dei paesi africani. Il mondo della musica si è spesso prodigato in sostegno dell'Africa; il tentativo più celebre è quello del cantante irlandese Bob Geldof e Midge Ure, che il 13 luglio 1985 orgaizzarono lo storico concerto del Live Aid con l'intento di raccogliere fondi in sostegno dell'Etiopia, che in quegli anni era colpita da una dura carestia.
Il continente vanta la storia più lunga dell'umanità e da sempre ha fatto a meno del capitalismo ma di recente molti stati africani sono caduti nella trappola del debito.
La promessa/illusione di un florido sviluppo sociale garantito dai prestiti delle organizzazioni internazionali ha abbagliato le amministrazioni che hanno sottovalutato il peso degli accordi. Accedere ai finanziamenti della comunità internazionale aveva un costo in termini di interessi e di deregolamentazione.
- In primo luogo il paese debitore accetta il prestito che usa per pagare società estere per portare il progresso, realizzando opere mastodontiche e perpetrando spesso scempi all'ambiente. L'indotto generato da queste strutture avrebbe dovuto garantire il pagamento del debito, cosa pressoché irrealizzabile. Il paese resta quindi impiglato nella rete del debito;
- In seconda battuta un paese indebitato diventa ricattabile. Le sue risorse sono alla mercé delle compagnie internazionali che sfruttano la leva del debito per ottenere l'accesso alle risorse del paese e per garantirsi l'appoggio logistico, militare e politico.
Questo è avvenuto in Indonesia (isola di Giava) negli anni '70, in Medio Oriente, in America Latina (come racconta John Perkins nel suo libro Confessioni di un sicario dell'economia) ed ovviamente anche in Africa.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il continente africano è strangolato da un debito che preclude ogni possibilità di ripresa, è lacerato da tensioni sociali alimentate per ridurre il consenso della popolazione nei confroti delle autorità, lasciando spazio a fenomeni di tribalismo coi quali le compagnie internazioali possono trattare più facilmente. Intanto muta è la savana nell'oscurità...