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With the lord of the boards you'll come and get around

SnowboardingCosì cantava Sandra Nasić dei Guano Apes nel 1997, quando in Italia esplodeva la mania dello snowboard. Eppure la tavola ha iniziato ad arruolare adepti in Europa già nel 1985-86 per poi approdare in Italia intorno al 1989. Con l'avvento della tavola sciare è diventato uno sport per tutti, abbattedo in un certo senso il cliché che vuole lo sci come uno sport tecnico, costoso ed elitario.

Per questo oggi molti sciatori prendono le distanze dagli snowboarder, che definiscono casinisti, che rovinano le piste scendendo in slittamento o a foglia morta, e che senza gli anni di preparazione necessari per lo sci si avventurano in fuori pista e neve fresca alla ricerca di emozioni e velocità. In effetti salire sulla tavola richiede meno preparazione tecnica, ma serve comunque un cervello acceso e ben funzioante.

Il brivido della velocità contagia gli sowboarder come gli sciatori, nessuno ne è immune. Si tratta come sempre di avere cosiderazione per gli altri ed evitare di percorrere le piste più affollate come se si fosse da soli sulla Giovanni Alberto Agnelli. All'inizio della carriera poi tutti cominciano dallo spazzaneve, o dallo slittamento. Seppure queste non siano le tecniche corrette per scendere da una blu come dai muretti delle nere, tutti dobbiamo iniziare da qualche parte. Bisogna avere pazienza...

Forse il grosso vanto (o colpa, dipende dai punti di vista) dello snowboard è proprio quello di aver sdoganato lo sport invernale ed avvicinato tante persone allo sci, e si sa che quando qualcosa viene inflazionato spesso finisce col diventare di moda. La moda dà alle persone l'impressione che essere al passo coi tempi sia una cosa accessibile e molta più gente è disposta a spendere per seguire la moda perché la percezione del proprio tenore di vita ci consente di farlo. Con buona pace di chi gestisce il business e gli impianti.

Coda agli impianti di risalitaLa verità è che sciare è sempre stato uno sport costoso, sia in termini di spesa personale per l'attrezzatura (acquistata o noleggiata), acquisto dello ski-pass, lezioni individuali o di gruppo e spese di trasferimento. Dopo tutto mentre una partita di pallone può aver luogo ovunque, la montagna in questo caso non va a Maometto. Rimane poi il costo ambientale, che nessuno valuta. Far funzionare impianti ed alberghi, dare da bere e mangiare alla massa di turisti, trasportarli in auto o pullman, smaltirne i rifiuti e cementificare aree verdi per costruire le strutture richiede molta energia, e per giunta in un luogo dove questa non abbonda. La pressione sull'ecosistema è quindi notevole.

Lo sci, come il trekking, dovrebbero invece puntare sulla ricerca del contatto con la natura e sull'emozione che i paesaggi di montagna possono dare, unitamente all'adrenalina della pista.