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Commodore Pet al microscopio
E' nelle mie mani da poco più di quattro giorni ed ancora penso ci sia molto da esplorare. Funzionalità che non ho mai sperimentato, scorciatoie e logiche di funzionamento che per un neofita degli smartphone rimangono ancora oscure. Ciò nonostante i primi commenti non tardano ad emergere dal calderone delle opinioni che si vanno mano a mano formulando.
Da utente informatico di vecchia data però faccio tesono della mia esperienza e cerco impiegarla per valutare questo nuovo dispositivo in modo obiettivo facendo un bilancio dei pregi e difetti che mi saltano all'occhio.
E' difficile però essere obiettivi quando il marchio in gioco è Commodore. Troppi ricordi, troppa nostalgia e affetto, che alla fine addolciscono la pillola ma una lucida recensione credo sia ciò che più serve in questo momento ad un prodotto nuovo come il Commodore Pet.
La prima cosa che colpisce del Commodore PET è la dimensione. Parafrasando un vecchio adagio, un grande smartphone deve avere un grande schermo. E anche un grande hardware. Un processore a 64 bit con otto core, processore grafico, 3 Gb di RAM e tanta circuiteria che un sistema operativo esoso come Android 5.0 usa seppur con parsimonia, mettono a dura prova una batteria da 3000 mA/h. Tuttavia, se usato intelligentemente, si rivela particolarmente parco nell'uso delle risorse. Inizialmente la tentazione di accenderlo, guardarlo, esplorarne i contenuti, è forte. Lanciare applicazioni, giochi, aggiornamenti è sicuramente stimolante ma sono tutte attività che richiedono risorse. Sforzandosi di usarlo come un telefono, cioè disattivando la connettività (dati, wifi e bluetooth), attivando il risparmio energetico ed evitando di sbloccare lo schermo frequentemente l'utilizzo della batteria è ridotto al minimo.
I miei rilevamenti dell'autonomia residua sono qui riepilogati:
# | Ore dall'accensione | Autonomia residua stimata | Attività |
1 | 3 | 98% (3 giorni) | Nessuna |
2 | 7 | 95% (6 giorni) | Telefonata di 11 minuti |
3 | 10 | 92% (4 giorni) | Avvio emulatore Amiga (10 secondi) |
4 | 30 | 62% (1 gorno e 8 ore) | Wiki, utilizzo applicazioni (30 minuti), spento per otto ore |
A tre ore dall'accensione l'indicatore della batteria era sceso al 98% e la proiezione indicava circa 3 giorni di autonomia. La colonna Attività riepiloga i principali task svolti fino alla rilevazione precedente e che possono aver consumato risorse. Per esempio, nelle quattro ore intercorse tra il primo e il secondo rilevamento è intercorsa una telefonata da 11 minuti circa. E' interessante notare che l'autonomina stimata si aggiusta in funzione all'utilizzo recente che si fa del telefono, passando da tre a sei giorni dalla prima rilevazione alla seconda. Pensando ad un utilizzo moderato immagino si possa arrivare a trentasei ore senza problemi.
Certo la performance del vecchio Sony Ericcson, che dall'alto dei sui otto anni di attività ancora mi assicura sette giorni di autonomia, non è eguagliabile e l'utilizzo in standby non è esattamente ciò per cui uno smartphone è stato pensato, ma esistono vari gradi di compromesso.
Il telefono è equipaggiato con un valido tool di diagnostica della batteria, che ne monitora l'utilizzo in modo preciso. Non solo ci mostra l'andamento della carica nel tempo, ma fa anche una previsione della durata residua e mostra la ripartizione dei consumi di risorse sui vari applicativi che abbiamo utilizzato. E' quindi facile individuare il dove, il come e il quando il consumo ha avuto luogo.
L'emulatore Amiga si dimostra invece più parsimonioso di quanto pensassi, mentre i giochi moderni fagocitano mA a ritmo di industria. Sebbene sia difficile spenderci ore perché i limiti della batteria sono una costante, l'utilizzo dell'emulatore è limitato anche da oggettivi problemi dell'interfaccia. L'emulazione ha infatti i suoi limiti. E' difficile controllare il gioco da un'interfaccia touch. Senza scomodare giochi di rinomata difficoltà come Ghouls 'n Ghosts, gestire anche un semplice arcade come James Pond II o The Addams Family diventa un'impresa eroica.
Il primo arcade con cui mi sono cimentato è stato Pac Mania. Nonostante mi possa vantare di averlo completato anche a distanza di ventisette anni sull'Amiga 500 di casa, sull'emulatore ho fatto tanta fatica. Il controllo non è preciso e immediato come un joystick Albatros e la mancanza di feedback dei tasti fuoco e della cloche impoverisce l'esperienza. Non ho ancora sperimentato il controllo del mouse ma vedo difficile portare avanti partite a Civilization o Monkey Island sull'emulatore. Come si vede dall'immagine, compaiono in sovra impressione alcuni simboli che rappresentano un tastierino direzionale sulla sinistra e quattro tasti fuoco sulla destra, coi quali si può interagire con l'emulatore. Non si vede bene ma in alto a sinistra c'è un altro simbolo che visualizza una tastiera per consentire l'immissione di input dell'utente. Anche se poco pratico, l'emulatore preinstallato rappresenta un valore aggiunto non da poco.
Dal punto di vista esterno invece è impeccabile. All'inizio bisogna fare un po' di pratica coi tasti esterni perché il ritorno non è ottimale. Alla prima accensione il tasto del volume si è incantato, mandando l'audio prima a zero e poi al massimo. Dando un paio di pressioni è poi andato a posto e non è più ricapitato, probabilmente si è trattato solo di un caso. Per inserire le schede sim o per estrarre la batteria occorre rimuovere la cover posteriore. E' fatta di plastica e sembra piuttosto delicata. Per aprirla ho fatto un po' di fatica e temo sempre che uno dei ganci che la bloccano al case prima o poi mi abbandoni. Magari un'apertura a scorrimento con una levetta di sblocco sarebbe stata più comoda. Questo è un punto in cui il telefono può essere migliorato.
Lo schermo è bello e liminoso ma in poco tempo ha collezionato una serie di impronte digitali e segni di unto che inevitabilmente si accumula sulle dita. Vedere lo schermo in standby non è quindi esaltante, ma una volta acceso il difetto scompare e l'immagine è nitida. La qualità dell'audio purtroppo non è elevata. Sia in fase di emulazione che ascoltando musica, il dispositivo risente della mancanza di casse frontali e quella posta sul retro non è molto fedele.
Il confronto con altri dispositivi della stessa fascia è lasciato a ciascuno, tuttavia per chi ha amato il marchio, pur consapevole che questo non abbia alcun legame storico con la Commodore International di Toronto, resta sempre un punto di forza. Chi ha amato Commodore International amerà anche Commodore Ltd, e propbabilmente finirà per scegliere il PET nel vasto mercato degli smartphone.
Rimane da domandarsi quale sarà il prossimo passo. Ci dobbiamo aspettare il Commodore PET 2 o il ritorno di una nuova piattaforma multimediale che riporterà in auge la tecnologia Amiga, rinnovandola e mettendola di nuovo al passo coi tempi?