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Il retrocomputing nasce dall'interesse di molte persone di riportare alla luce tecnologie chiaramente obsolete ma che hanno segnato la storia dell'evoluzione tecnologica, sia per scopi hobbistici che per mera nostalgia.
Aprire il cassetto dei ricordi significa dare uno sguardo a ciò che eravamo un tempo e riscoprire le nostre aspettative, i nostri sogni e le nostre speranze.
Quando il mpndo girava a 8 bit, desideravamo averne 16, poi 32, e così via. Nella ricerca di una sempre maggiore la potenza di calcolo che potesse soddisfare il bisogno di realismo, abbiamo perso di vista le idee. Oggi la tecnologia è omologata, indistinguibile. Da cinque metri di distanza è impossibile distinguere due smartphone moderni. Ma non è sempre stato così. Un tempo le idee potevano davvero fare la differenza.
Doom: anche i duri piangono
Quando si parla di Doom, nessuno si sentirà mai troppo maschio per non poter ammettere di aver barato, anche solo una volta. Giocando a difficoltà elevata può capitare di trovarsi a corto di munizioni e magari sulla strada di un Barone dell'Inferno. Ci sono creature più suscettibili di altre a certe armi, inoltre affinando un po' la mira si possono risparmiare parecchi colpi.
I demoni sono particolarmente facili da abbattere con la motosega se si riesce ad incanalarli in un passaggio stretto, in modo da poterli affrontare uno alla volta. Attenzione però a non farsi circondare! Anche i Cacodemoni sono facilmente gestibili con la sega circolare, che non consuma munizioni, anche se a volte questa strategia può farli arrabbiare non poco. Quando si è a corto di celle di energia, nei grandi spazi aperti anche il Cyberdemone o lo Spider Mastermind possono essere abbattuti a colpi di fucile o lancia razzi, purché tenuti a debita distanza e con la dovuta pazienza.
Cos'è Abandonware
La cosa più emozionante del retrocomputing è rivivere le esperienze passate attraverso dispositivi o programmi che sembrano ormai dimenticati. L'aspetto più interessante è che tutte queste cose sono ormai gratuite perché cosiderate obsolete, e nessuno ha più intenzione di farci affari. Nel campo dei videogiochi questo si traduce in una vasta gamma di prodotti liberamente utilizzabili, titoli che oltre venti anni fa non erano disponibili se non illegalmente oppure erano di difficile reperimento. Gagliardo, verrebbe da esclamare, a quanto pare oggi ci si può divertire come allora senza spendere niente e rispettando tutte le leggi. Vero ma solo in parte, perché retrò non sempre è sinonimo di libero. Il termine Abandonware (contrazione di Abandoned Software) definisce con precisione cosa è abbandonato e cosa no e pone i paletti entro i quali possiamo muoverci in libertà.
Prima rigenerazione riuscita
La mattina di venerdì 6 aprile 2012 ero a casa dal lavoro. La giorata non era delle migliori la fuori ed avevo tempo e voglia di rimettere mano ad un vecchio progetto: mettere defiitivamente in funzione il vecchio Amiga. Ci è voluto un po' per raccogliere tutti i pezzi e riassemblarlo ma alla fine non è stato così difficile. Il grosso ostacolo è stato il tempo, sempre poco e discontiuo. Quasi per caso decisi di riprovare il trasferimento del software necessario per rimappare le immagini ADF dei floppy disk di Amiga su dischetti fisici. L'unica differenza dal precedente tentativo consisteva nel'utilizzo di un driver seriale un o' più stabile.
La meraviglia è stata grande quando ho visto funzionare tutto. Ero riuscito nel primo e più grande passo verso la mia meta. Quella mattina ho rigenerato il primo floppy disk. Ho scelto Workbench 1.3 per iniziare, intanto avevo bisogno di ua copia di backup del sistema operativo.
Nei giorni seguenti ho iniziato a cercare tra i floppy disk vecchi quei superstiti da utilizzare per rigenerare i primi giochi, e la scelta è ricaduta naturalmente su Pac Mania (1988) e Menace (1988).
Venerdì 6 aprile 2012, primo trasferimento riuscito! Adesso si può iniziare a scavare...
Xbox contro Amiga 500
Nel 1987 ad Alessandria esistevano pochi negozi di computer. I computer erano macchine costose, fatte per proiettare attraverso ingombranti monitor a tubo catodico schermate monocromatiche sulle lenti degli occhiali di impiegati e lavoratori da ufficio. Non erano oggetti da scrivania.
All'attuale civico 108 di via Mazzini, dove ora sorge quasi per ironia della sorte un negozio di computer, c'era un rivenditore specializzato monomarca della Commodore, con vetrine piene zeppe di misteriose confezioni contenenti i software originali più stravaganti e li muri coperti dalle locandine dei nuovi videogiochi appena usciti. Il tutto avvolto in quel peculiare odore di informatica, un odore molto caratteristico di plastica ed elettronica. Orientarsi non era difficile, tolti i software commerciali i videogiochi si componevano per lo più di una scatola contenente pochi floppy disk da 3,5" spesso con etichette a colori o stampate direttamente sul disco, stile litografia. Inoltre c'era un po' di pubblicità, eventualmente un catalogo delle uscite recenti ed il manuale.
Importanti erano anche i codici di protezione, per i quali c'era una pagina del manuale o una scheda a parte che ne dettagliava l'utilizzo. La scatola riportava scene o disegni ispirati al gioco, la cui grafica non era nemmeo paragonabili alla locandina. Oggi sembra che l'interesse verso questi giochi, classificati come "retrò", stia crescendo, nonostante l'offerta dell'intrattenimento videoludico moderno. Come possono giochi del genere proporsi oggi come alternativa alle moderne console? E' solo una questione di nostalgia?
Bentornato Amiga 500
Dopo un affannosa ricerca finalmente sono riuscito a riassemblare il vecchio Amiga 500! Ad essere sincero si tratta di un Amiga 500 Plus, il "fratello maggiore" del mio vecchio computer. L'emozione alla prima accensione è stata grande, come tornare ragazzino per qualche minuto per poter apprezzare le potenzialità di una macchina che 20 anni fa usavo solo per giocare... Che spreco, se solo avessi potuto immaginare quante cose ci si poteva fare.