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Home page al tempo del colera

Creare siti webCreare un sito web può essere un'opera di ingegno notevole. Richiede doti artistiche per la grafica, un occhio tecnico nella scelta dei colori e doti da impaginatore per organizzare i contenuti. Come se non bastasse ci sono le implicazioni tecniche. Occorre notevole esperienza per progettare la struttura base che consente di separare il sito su diversi livelli. Quello dei dati, quello della sicurezza, le funzioni di accesso alle informazioni e la presentazione. Tutto ciò deve essere indipendente dal dispositivo, offrire un elevato grado di accessibilità verso i motori di ricerca (vabbé, diciamo pure Google!) e responsiveness. E giunti fino qui il lavoro non è ancora finito perché la sicurezza rende necessario un monitoraggio continuo e il rapido dispiego di soluzioni per arginare i problemi che man mano si presentano.

Per questi e molti altri motivi sono nati i CMS come Joomla, Drupal e Wordpress. Anche se questi ultimi sono i più utilizzati da chi progetta siti web, il loro ampio ventaglio di utilizzatori e sviluppatori attivi non li rende immuni da pecche e falle di sicurezza ma non per questo oggi qualcuno si sognerebbe di inventarsi soluzioni personalizzate o rinuncerebbe ai contenuti dinamici ripiegando su codice statico per difendersi dagli attacchi informatici. Questi e molti altri problemi erano del tutto sconosciuti a chi vent'anni fa scriveva pagine web.

Portale web di Geocities (come appariva sabato 14 febbraio 1998)Non si parlava ancora di siti web perché erano in pochi a potersi permettere l'acquisto di un dominio di secondo livello. Di solito le pagine personali, sia che fossero dedicate a persone fisiche, imprese o personaggi pubblici, comparivano su comunità online che mettevano a disposizione degli utenti registrati uno spazio web di pochi megabyte (si partiva da 10 per arrivare a 50 o 100 Mb) accessibile in ftp, nel migliore dei casi da interfaccia webFTP. Una delle più famose era Geocities, nata nel nevembre 1994 col nome di Beverly Hills Internet dall'idea di David Bohnet e John Rezner. Fu una delle community più popolari nella seconda metà degli anni '90, fu poi comprata nel 1999 da Yahoo! sui cui host sopravvisse per altri dieci anni, prima di essere disattivata definitivamente il 26 ottobre 2009. In quel momento la community arrivò a contare qualcosa come 38 milioni di pagine personali. Ad oggi, la controparte giapponese risulta ancora online.

Quando un utente (homesteader) registrava una pagina personale, doveva indicare l'argomento trattato. In base a questo infatti la pagina diventava accessibile in una sottocartella del dominio nominata come una città o regione reale attinente all'argomento trattato dalla pagina stessa. Per esempio una pagina che trattava argomenti di tecnologia era accessibile alla URL http://www.geocities.com/SiliconValley/, mentre la directory Area51 era destinata a pagine che trattavano argomenti quali fantascienza, fantasy o teorie complottistiche.

Home page su Geocities

Ognuna di queste cartelle era chiamata Neighborhood (Vicinato) e nel 1996 erano ben ventinove. Nel 1999 il numero era salito a quarantuno. Ce n'era per tutti i gusti: viaggi avventurosi, cibo, cinema, salute. Mancava la pornografia, ma ciò non significa che questa non fosse presente sotto mentite spoglie in ambigue cartelle con generiche descrizioni.

Oggi esistono diversi progetti che cercano di rimettere questi contenuti in circolazione poiché ritenuti un patrimonio collettivo e simbolo della creatività di una comunità di utenti che per oltre quindici anni ha contribuito a fare del web ciò che oggi è diventato. Al di là del valore affettivo di questa accozzaglia di clipart e abbinamenti sfondi/caratteri altamente discutibili, queste pagine presentano alcuni aspetti tecnici interessanti per i nuovi arrivati del web. Per farsi un'idea basta visitare One Terabyte Of Kilobyte Age, un sito che raccoglie molti screenshot di homepage dell'epoca.

Innanzi tutto, la tecnica usata era molto spesso la seguente: una pagina molto leggera che faceva da entry point alla pagina vera e propria. Questo era fatto per alcune ragioni. Innanzi tutto i modem di allora erano lenti ed era essenziale ridurre al massimo l'attesa per catturare il visitatore. Il tempo medio che un utente era disposto ad aspettare per il completamento del rendering di una pagina era di una decina di secondi al massimo, quindi uno sfondo leggero e il link per entrare nella pagina era tutto quello che serviva. Questa tecnica è utilizzata da Google ancora oggi.

Esempio di una form sul web (metà anni '90)Il secondo aspetto era tecnologico. Prima di XHTML e dei CSS, le specifiche di stile erano sparse nel codice HTML, il ché rendeva difficile manutenere la pagina che mescolava presentazione e contenuto. Ciò limitava di fatto il numero di pagine all'interno di una home page. Non si poteva nemmeno pensare di creare pagine troppo corpose, perché questo avrebbe rallentato il caricamento delle pagine e annoiato il visitatore.

Inoltre non esistevano sistemi di tracciamento perché non erano ammessi script di automazione. Questo era fatto per motivi di sicurezza, poiché un CGI poteva introdurre falle nel sistema e mettere a rischio l'intera community. I CGI infatti erano programmi scritti in C o Perl ed erano eseguiti dal server web coi privilegi del server stesso, cioé root. In caso di bug, era possibile mandare il programma in stack overflow e fare eseguire al server web codice arbitrario coi privilegi di root. Il web poi era anonimo e solo l'ISP (Internet Service Provider) poteva sapere se un suo utente aveva fatto accesso ad una pagina, ma erano informazioni costose da mantenere e non erano disponibili a enti esterni eccetto forse la polizia postale.

Lo stile delle pagine era eterogeneo e spesso di dubbio gusto. Se non veniva specificato un font decente, un Sans Serif tipo Arial o Verdana, il browser utilizzava di default il Times New Roman, font eccellente per iscrizioni tombali e poco altro. L'abuso di gif animate (la più comune era quella del work in progress), clipart, sfondi e colori eterogenei appesantivano parecchio la pagina riducendone la leggibilità. Gli sfondi erano immagini larghe poche decine di pixel che affiancate davano l'idea di una trama generale, tipo gli sfondi di Windows 3.x. Inoltre, da una pagina all'altra era difficile mantenere omogeneità perché le pagine non erano generate automaticamente a partire da un template, ma ciascuna era un file html a sé. PHP esisteva già da qualche anno ma era poco supportato dai server web in circolazione e comunque fino al 1998 non godeva ancora della dovuta popolarità.

Microsoft FrontPage 95 (Giugno 1996)Ogni pagina aveva un nome a se stante, certamente evocativo per lo sviluppatore che creava le pagine con una semantica tutta sua o con un tool specifico come Microsoft Front Page o addirittura Microsoft Word. Una home page che tratta fantascienza poteva avere un link interno ad un file chiamato starbase.htm in cui si elencano i nomi dei gestori della pagina. Idea sicuramente molto carina ma tutt'altro che chiara per un motore di ricerca come Google!, che utilizza anche il nome della pagina per collocarne il contenuto in un certo contesto. Per farsi un'idea di tutti questi aspetti basta visitare http://www.starsautohost.org/, il sito della community di giocatori di Stars!. La pagina epsilon42.htm per esempio rimanda ad una sezione in cui si elencano i link ad altri siti sull'argomento.

Prima del 1998 Google! non esisteva ed i motori di ricerca del tempo non facevano scansioni online ma erano invece basati su un database organizzato per categorie e parole chiave. A proposito di questo, l'uso dei metatag era pratica comune, anche se siti maliziosi potevano farne uso per esporre parole chiave molto frequenti nelle ricerche e eludere i motori di ricerca.

Un'altro aspetto interessante era la presenza di tag html ormai obsoleti, quali frameset e embed. I frameset erano uno stratagemma molto usato per creare simpatici menù a margine che rimanevano fissi mentre la pagina centrale poteva scorrere liberamente. Furono introdotti nel 1995 con Netscape Navigator 2.0 con molteplici scopi quali ottimizzare il tempo di trasferimento di una pagina o fattorizzare porzioni di essa che non dovevano cambiare alla pressione di un link e nel 1999 divennero parte dello standard HTML 4. Furono usati ancora per molto tempo finché nel 2014 HTML 5 ne deprecò l'utilizzo anche se il dibattito sulla loro utilità sembra tutt'altro che concluso. Il tag embed invece era usato per incorporare contenuti multimediali in pagine web. Funzionalità molto utile in un mondo che si evolveva sempre di più in quella direzione, peccato che il suo uso fu deprecato con HTML 4, sparì completamente in XHTML 1.0 per poi ricomparire in HTML 5.

Mappa immagine (sorgente HTML)Un altro tag che è passato in disuso è map. Veniva usato per creare le mappe immagine, ovvero zone di un'immagine sensibili al click che si comportano come link hypertestuali. Sebbene rimpiazzato dai CSS, questo tag viene ancora usato per creare mappe immagini leggibili dagli iPhone, dal momento che questi telefoni non riescono a scalare corettamente le mappe.

Nella scrittura di una pagina web giocava sicuramente un ruolo importante l'uso di Javascript. Nato nel 1995 dalla fucina di idee della Netscape con lo scopo di introdurre dinamicità nei contenuti, era fortemente ostacolato da Microsoft tanto che Internet Explorer ne disabilitava l'interprete di default. Alla maniera delle applet Java, il codice era eseguito in locale, riducendo il carico sul server web e migliorando le performance. Al di là delle possibili implicazioni si sicurezza, Javascript era molto utile per introdurre ottimizzazioni che velocizzavano il caricamento delle pagine, caricando per esempio le immagini fuori schermo proprio come si faceva con la grafica nei videogiochi.

Visto con occhi moderni, il web 1.0 può far sorridere ma ha ancora oggi qualcosa da raccontare. Dopo tutto si tratta di un'epoca pionieristica in cui le tecnologie su cui oggi si basa il web 2.0 si stavano formando e per quanto primitive erano pur sempre il frutto dell'ingegno e della creatività di sviluppatori appassionati, allo stesso modo in cui abbiamo visto nascere e crescere l'industria dei videogiochi intorno allo sviluppo delle tecnologie incentrate sulla computer graphics.