Seleziona la tua lingua
Con gli occhi di oggi
Chi è vissuto almeno un trentennio si sarà certamente accorto di quanto il mondo sia cambiato negli ultimi anni, grazie soprattutto all'evoluzione tecnologica. Quando avevo 15 anni le televisioni mi sembravano uguali a quelle che guardavo da bambino. Sostanzialmente avevano il tubo a raggi catodici, uno schermo un po' più squadrato rispetto ai TV color del 1985, e certamente qualche funzionalità in più come lo spegnimento programmato o la ricerca automatica dei canali. Tuttavia, se avessi potuto portare la mia TV del 1995 indietro di dieci anni, probabilmente in pochi avrebbero potuto apprezzarne le differenze. Il confronto non regge se però confrontassi il vecchio TV color dell'85 con uno schermo a led moderno. Sembrerebbe quasi un oggetto alieno. Nell'informatica questa evoluzione è stata anche più rapida e le differenze sono sempre più evidenti man mano che si aumenta la distanza in termini di anni. Ma come reagirebbe un bambino moderno di 8 anni davanti ad un vecchio PC degli anni '70-'80? Abituato a schermi touch, app, grafica, web e streaming, probabilmente non capirebbero il senso di un oggetto così limitato, e nel nero del suo schermo a tubo catodico, rischiarato da caratteri e prompt lampeggiante ai fosfori verdi, vedrebbero solo il vuoto e l'assenza di tutto ciò che sin dall'inizio ha imparato a conoscere come multimedialità.
Questo filmato è un semplice esperimento che dimostra efficacemente però come il mondo di una volta appaia agli occhi di chi non lo ha mai conosciuto. Se oggi un computer sta nel palmo di una mano, riproduce musica e filmati, interroga mappe, attraversa il mondo grazie al WWW e risponde a comandi complessi istantaneamente, ciò non significa che necessariamente debba essere sempre stato così.
Agli occhi di un utente moderno un Apple II del 1977 non può fare niente, eppure nel 1980 Richard Garriott se ne servì per scrivere Ultima, il capostipite di una delle più note, influenti e longeve saghe di videogiochi di ruolo. L'Apple II rimase in commercio fino al 1993, un'eternità in termini informatici. Ciò significa che fu coevo di macchine molto più potenti come l'Intel 80486 o il Pentium. Sarebbe come se nel 2009 fosse stato ancora possibile acquistare un Pentium.
L'interfaccia a caratteri è forse ciò che più spiazza gli utenti di oggi. L'Apple II aveva un interprete BASIC preinstallato su una ROM interna da 12 Kb, col quale si interagiva per caricare programmi o eseguire operazioni. Ciò implica che per utilizzare un computer occorreva conoscere qualche rudimento di programmazione. Un po' come oggi pensare che per guidare un'automobile sia necessario avere qualche nozione da meccanico o sapere come si cambiano le pastiglie dei freni.
Come il Commodore 64, i programmi e i giochi venivano caricati col comando LOAD, e non facendo doppio click su un'icona. Il doppio click è un evento del sistema operativo il quale, sapendo come è organizzato il desktop, lo interpreta come il comando di esecuzione del programma associato all'icona. Tutto ciò non è molto diverso da quello che fa il comando LOAD. La difficoltà sta solo nel comprendere che una volta le risorse erano limitate e non c'era la possibilità di occupare dei megabyte di memoria col sistema operativo, poiché un Apple II poteva offrire al massimo 48 Kb di RAM.
Non aveva nemmeno l'hard disk. Tutto veniva caricato da floppy disk da 5.25 pollici e una volta inserito il disco la macchina non aveva modo di sapere che il disco era stato sostituito. A meno che il programma non specificasse di cambiare disco e premere un tasto, occorreva riavviare la macchina perché questa potesse iniziare a leggere il disco nuovo e caricare il nuovo programma.
Negli anni '80 arrivarono poi i primi hard disk per uso domestico. L'IBM/AT, il primo PC propriamente detto, uscì nel 1984 e montava un disco fisso da 20 Mb. Questo permise di dotare il PC di un sistema operativo più avanzato, residente sul disco e capace di partire all'avvio della macchina. Da esso era possibile avviare programmi, leggere e scrivere dati.
Se oggi le cose sono più intuitive è perché molto lavoro è stato fatto per spingere l'innovazione e l'innovazione ha permesso l'automatismo. Perdere di vista le origini è però rischioso, sarebbe come disimparare a leggere. Dal momento in cui tutti i contenuti saranno disponibili in formato audio/video, che bisogno ci sarà più di saper leggere i libri?