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Homo informaticus
Sogno un mondo in cui la figura dell'informatico abbia il proprio valore. Purtroppo la cosa non è scontata. L'informatico oggi è spesso confuso con il profilo del tecnologo o dell'utente esperto, altra cosa purtroppo non scontata. Per molti oggi l'informatico è quello che "ci capisce di tutte quelle cose di tecnologia", cosa questa tutt'altro che scontata. Sarebbe bello che tutte queste cose fossero chiare come quando parliamo di un medico o di un meccanico, ma purtroppo non è così.
L'informatica è una disciplina giovane e per questo forse non ben delineata nei suoi ambiti. Come informatico penso che non sia equo pretendere che il mio interlocutore capisca immediatamente di cosa mi occupo, sarebbe però un buon punto di partenza se la mia figura professionale fosse considerata alla stregua di un qualsiasi altro tecnico, senza il bisogno di scendere nei dettagli per confermare che la mia formazione va un po' oltre l'installazione di Whatsapp.
Ci sono molti esempi di informatici nella storia recente che rendono bene l'idea. Grace Murray Hopper, Ken Thompson, James Gosling e Linus Torvalds sono solo alcuni dei più noti. Secondo Wikipedia:
L'informatica è la disciplina che si occupa del trattamento dell'informazione mediante procedure automatizzabili. In particolare ha per oggetto lo studio dei fondamenti teorici dell'informazione, della sua computazione a livello logico e delle tecniche pratiche per la sua implementazione e applicazione in sistemi elettronici automatizzati detti quindi sistemi informatici
In pratica l'informatico è colui che usa i computer per studiare e attuare l'automatizzazione di procedure complesse, analizzare dati da un punto di vista logico e realizzare sistemi per il trattamento dell'informazione. Si capisce che per l'informatico il computer è solo un mezzo, tanto quanto il montacarichi per un meccanico che deve sollevare un'automobile per sostituire la frizione. Edsger Wybe Dijkstra, uno degli informatici più eminenti del secolo scorso, disse:
L'informatica non riguarda i computer più di quanto l'astronomia riguardi i telescopi
Spesso l'informatico si trova a lavorare come sviluppatore software in aziende private o enti pubblici, ma bisogna ricordare che la programmazione è solo una delle sue competenze, anche se forse è quella più richiesta. A questo punto però subentra la fiction e l'immagine che la società gli attribuisce viene così falsata. La società di oggi consuma molta tecnologia, in parte grazie ai costi decrescenti dei dispositivi, un po' perché i software sono diventati sempre più immediati da usare ed accessibili all'utente medio. Lo si vede nei centri commerciali e nei grossi negozi di elettronica, dove una lunga e variopinta coda di utenti si accalca, smartphone o tablet alla mano, al banco dell'assistenza al cliente, sopra il quale campeggia a grandi lettere il nome del reparto Informatica.
A rigor di logica, uno dovrebbe aspettarsi che tutta quella gente sia in coda col proprio fardello di domande ed ipotesi di linearità di funzioni Kernel o di biettività di trasformazioni in basi di dati biomedicali. Invece la natura del dubbio che attanaglia l'utente dell'assistenza è meramente pratica, spesso la domanda è infarcita di termini poco precisi, ma alla base c'è sempre la necessità di semplificare qualche cosa che viene ancora considerato alla stregua di scienza oscura, arcana e preclusa alle masse. Questo fa coincidere l'informatica con il concetto di tecnologia di consumo e l'informatico con l'assistente alla clientela al banco della telefonia.
Alla luce di ciò, non è facile attribuire all'informatico le sue vere competenze. Quando parliamo di un medico o di un muratore la gente capisce di cosa si tratta, non serve specificare che il medico cura le persone e che il muratore esegue lavori in muratura. Non ci interessa sapere se quel muratore è specializzato nel movimento terra o se si occupa di gettate in cemento armato, basta sapere che è un muratore per individuarne l'ambito di lavoro.
Lo stesso dovrebbe valere per l'informatico. In un mondo permeato dalla tecnologia potremmo toccare con mano il frutto del suo lavoro decine di volte al giorno senza nemmeno accorgercene, perché le sue competenze vengono usate ogni giorno per sviluppare e migliorare tutti quei prodotti e servizi che sono alla base della nostra società. Aspettarsi che un informatico sappia fare il confronto tra due schede video 3D è come chiedere ad un muratore un confronto sulla coppia motrice di due diverse betoniere professionali. Allo stesso modo non è lecito aspettarsi che un informatico sappia risolvere al volo problemi di funzionamento di dispositivi vagamente imparentati con i computer, come uno smartphone che si riavvia ogni tanto o una stampante che non viene riconosciuta da Windows 10. E' vero che di solito un informatico, essendo a contatto con dispositivi di quel tipo, sarà anche un loro utilizzatore. Per questo potrebbe dare qualche indicazione su come risolvere il problema basandosi sulla sua esperienza, ma lo farebbe esattamente come potrebbe farlo qualsiasi altra figura professionale che abbia esperienza con lo smartphone o usi lo stesso modello di stampante. Di sicuro il curriculum universitario di un informatico non include esami tipo "Stabilità dei dispositivi mobile", "Personalizzazione di funzioni di Android" o "Connettività di stampanti su porta USB". Queste nozioni dovrebberro essere parte del bagaglio culturale in una società altamente tecnologica come la nostra, alla pari di come si compila un bollettino postale o di come si richiede una visura catastale.
Un altro ostacolo alla comprensione del ruolo dell'informatico è l'utilizzo che i media fanno dei termini hacker e informatico. Steve Jobs, Bill Gates e Mark Zuckerberg sono sicuramente informatici, ma la loro figura imprenditoriale in un certo senso prevale sulla loro formazione accademica. Jobs si iscrisse al Reed College ma abbandonò gli studi quasi subito quando iniziò a scrivere software per l'Atari. Bill Gates si iscrisse alla facoltà di Legge e poi Matematica ad Harvard ma non completò mai gli studi per dedicarsi allo sviluppo e commercializzazione di MS-DOS. Dietro a personaggi di prima linea come Steve Jobs o Bill Gates c'erano sempre varie figure come Steve Wozniak o Paul Allen che facevano il "lavoro sporco", quello di realizzare il prodotto. L'informatico piuttosto si occupa degli aspetti progettuali del prodotto o dello studio della soluzione integrando eventualmente tecnologie che conosce allo scopo di risolvere un problema.
Una volta detto che siamo informatici, alla domanda "Ma quindi di cosa ti occupi?" non si può che generalizzare. L'informatico potrebbe essere esperto di ambienti SAP e ne impiegherà le funzionalità per integrare complesse procedure scritte su AS/400 con il nuovo sistema di rendicontazione di una banca, per esempio. Magari quello stesso sistema che genera l'estratto conto del cliente che il nostro interlocutore si ritrova nella cassetta postale ogni due mesi. Non si può spiegare ciò durante una conversazione sull'autobus, ci si può solo limitare a dire: "Mi occupo di sistemi informatici".
Esiste poi una categoria di informatici che per vocazione si dedica all'amministrazione di sistemi come reti di calcolatori, server o sistemi centralizzati: i System Administrator. Questi sono molto ferrati sulla configurazione di dispositivi e sul colloquio tra hardware e software, servizi online e interfacciamento di sistemi. Queste figure possono trarre in inganno perché, sebbene sappiano sicuramente installare Windows 10 o Office 2013, quello non è il loro lavoro, ma un'attività che svolgono di riflesso. Sono figure professionali che hanno in carico la gestione dell'infrastruttura tecnologica di grossi enti o aziende e sono formate su tecnologie molto avanzate e fuori della portata degli utenti domestici.
Purtroppo oggi la professione dell'informatico viene troppo spesso fraintesa. L'informatico è visto come un pigiatasti, uno smanettone, un geek. Il problema è come sempre culturale. Saper fare un backup del proprio telefono non dovrebbe essere roba da informatici, ma da "utenti consapevoli". Saper cambiare l'olio del motore non è un requisito per prendere la patente, ma sicuramente è richiesto di saper interpretare le spie di allarme sul cruscotto dell'automobile. Per i computer purtroppo è diverso: tutti sentono di poter accedere a Facebook liberamente, ma quando si tratta di configurare le impostazioni di sicurezza perché "mi hanno hackato l'account" allora ci vuole l'informatico. Sarebbe come chiamare il dentista per chiedergli se è meglio cambiare lo spazzolino da denti o il meccanico ogni volta che c'è da mettere l'additivo antigelo nel serbatoio dell'auto. Un utente responsabile dovrebbe approcciare ogni cosa con la stessa dovuta umiltà, formandosi ove necessario al fine di usare l'oggetto responsabilmente e con le dovute precauzioni.
Farsi clonare il telefonino o l'account di Facebook espone a rischi anche i nostri contatti, così come non espletare la dovuta manutenzione all'auto ci pone nella condizione di essere un rischio anche per gli altri viaggiatori.