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Aggiungi un posto a tavola

Aggiungi un posto a tavola (Garnieri e Giovannii, 1974)Il 31 ottobre 2011 ci saranno parecchi amici in più. La Terra arriverà ad ospitare la bellezza di 7 miliardi di persone e questo numero è in contiuo aumento, spinto sempre più in alto dai paesi più poveri. Circa un miliardo di persone in più ogni didici anni ci porteranno a superare la soglia degli 8 miliardi di individui prima della fine del 2023, fino a sforare la fatidica soglia dei 9 nel 2028. Ma quante persone può ospitare la Terra?

E' una domanda cui è difficile dare una risposta perché diversi studi sono arrivati ai risultati più disparati. A parità di numeri non è chiaro infatti di quale tenore di vita e livello di benessere le persone possano beneficiare. Oggi al mondo si produce cibo per sfamare 12 miliardi di persone eppure quasi un miliardo di individui è denutrito mentre un miliardo e mezzo sono sovrappeso. Ogni 3 secondi circa una persona muore di fame mentre 15.000 dollari vengono spesi solo negli Stati Uniti per curare malattie causate dall'obesità. Queste ed altre statistiche sono ben note ed accessibili online.

Purtroppo però non è solo questione di cibo. La produzione di alimenti è infatti determinata dal clima e dalla porzione di terreno destinata alla coltivazione. I recenti fenomeni di land grabbing, cementificazione selvaggia ed inquinamento hanno ridotto la porzione di terreno destinata all'agricoltura, mentre dall'altro lato la desertificazione è avanzata mangiandosi un'altra bella fetta di terre agricole.

Impronta ecologicaUn tempo si pensava che la crescita demografica fosse una ricchezza, che più siamo e meglio è. In realtà il modello sociale attuale, interamente basato sui consumi e quindi volto a creare il maggior bacino di utenza possibile, nasconde diverse insidie. Innanzi tutti ciascun individuo esercita una impronta ecologica dettata dalla pressione sugli ecosistemi dovuta al suo stile di vita. L'impronta ecologica è calcolata come la quantità in ettari di area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria per rigenerare le risorse consumate da un individuo e per assorbirne i rifiuti prodotti. A fronte di una dispoibilità media mondiale di 1,78 ettari, in Italia il valore medio si attesta intorno ai 4,2 con un deficit di 2,42 ettari pro capite.

Mentre in Africa questa pressione è fortemente inferiore alla media (0,8 ettari in Etiopia), il mondo occidentale sviluppato compensa ampiamente questa carenza con i 9,6 ettari pro capite degli Stati Uniti d'America. In pratica ogni cittadino americano consuma le risorse di altre 4 persone per mantenere il proprio stile di vita. Nel 1999 l'umanità utilizzava già al 120% le risorse rinnovabili, ovvero ogni anno si consumava il 20% in più di quanto la biosfera provvedeva a rigenerare.

In fatto di alimentazione, molti dei prodotti che giungono sulle nostre tavole subiscono processi produttivi altamente energivori e le materie prime necessarie al loro confezionamento vengono prodotte con metodi intensivi. Nonostante la vastità dei mercati che queste merci devono soddisfare, le distanze che devono coprire, le normative da superare e gli sprechi che seguiranno al loro utilizzo, il loro prezzo deve rimanere basso perché è il modello consumistico che lo impone. Detto ciò le tecniche intensive e lo sfruttamento della manodopera sono l'unica strada percorribile per assicurare all'utenza il prodotto finale.

I padroni del cibo (Raj Patel, 2008)Negli anni però sono state affinate altre tecniche di sfruttamento intensivo della manodopera, come dettagliato da Raj Patel nel suo libro I padroni del cibo. La gerarchia che si sviluppa dal produttore al consumatore non ha l'aspetto di una piramide, come molti si aspetterebbero, ma di una clessidra, che si stringe nel mezzo dove si annida una elite di multinazionali che fungono da intermediari. Una schiera di contadini sono ridotti alla miseria e messi in competizione tra loro, oberrati dal ricatto delle semenze OGM ed i brevetti, derubati delle proprie vite e terre.

Parallelamente altri fenomeni entrano in gioco e contribuiscono a stringere la morsa. La desertificazione e la pressione sulle riserve di acqua potabile in primo luogo. In Africa, come in molti altri paesi poveri, la pastorizia è la principale attività di sostentamento per una popolazione in rapida e continua espansione. L'erosione prodotta dagli zoccoli degli animali sul suolo e dagli animali stessi che in numero elevato contribuiscono alla desertificazione di intere aree, concorrono ad una ulteriore contrazione della dispoibilità di suolo pascolabile, ponendo sempre più spesso tribù e villaggi in Dust bowl in South Dakota, 1936compatizione tra loro per l'accaparramento. Questa situazione già disperata diventa ancora più seria se si pensa che lo sfruttamento del suolo è destinato ad aumentare per far fronte ad un aumento demografico insostenibile. La desertificazione dà origine poi ad un fenomeno noto col nome di Dust Bowl: la polvere che giace sulla terra diventata deserto viene spinta dal vento ed invade aree fertili rendendole a loro volta sterili. Questo è successo in america a cavallo della crisi del 1929 e succede oggi in molte parti del mondo come in Cina, dove l'avanzata del deserto del Gobi minaccia la capitale cinese. Pechino sta intervenendo con un immane progetto di plantumazione per aumentare l'umidità ed arrestare l'avanzata del deserto, un fenomeno che metterebbe a repentaglio la sopravvivenza di milioni di persone.

AgricolturaI tutto questo calcolo non rientra però un fattore importante, ovvero il cambiamento climatico. Le conseguenze sull'agricoltura sono devastanti. Se si pensa che l'1% della popolazione mondiale è impegnata nell'agricoltura e deve dare sostentamento al restante 99%, basta una leggera flessione nei raccolti per compromettere la disponibilità di cibo a livello planetario. A ciò si aggiunge la speculazione sulle materie prime e le colture destinate alla produzioe di bioetanolo. La crescente domanda di prodotti derivati dai cereali ha fatto lievitare enormemente il prezzo dei prodotti finiti. Mentre nel mondo occidentale questa variazione è stata percepita come un immotivato aumento causato dalla cupidigia del panettiere sotto casa, nel 2004 in Messico ha messo alla fame migliaia di persone.

Un'altra conseguenza dei cambiamenti climatici è la riduzione della disponibilità di acqua per usi agricoli. La testimonianza che viene dal bacino dello Yangzte è esemplare. Il crescente bisogno di energia idroelettrica ha spinto alla costruzione di dighe che hanno ridotto la portata del fiume, con conseguenze serie sulla capacità di irrigazione delle risaie. Mentre da una parte il livello delle acque cala, dall'altra aumenta per lo scioglimento dei ghiacciai, causando esodi migratori senza precedenti. Se le cose continuano di questo passo i profughi ambientali saranno un flagello che il mondo occidentale non sarà preparato ad affrontare.

Mappa della Cina, il fiume Yangzte

Il 16 ottobre è la Giornata Mondiale dell'Alimentazione, voluta dalla FAO nel 1981. Non a caso anche la FAO è nata il 16 ottobre 1945 e questo è il video promo dell'iniziativa che da anni ormai coinvolge centinaia di nazioni per aumentare la consapevolezza del problema della sicurezza alimentare e spingere i governi a trovare una soluzione al problema ad oggi irrisolto della fame nel mondo.

https://www.youtube.com/watch?v=NJD2x1-rgY0