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Street Fighter II - The World Warrior
Ciò che ha reso davvero grande Amiga 500 tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90 sono state le grandi potenzialità multimediali che sui PC IBM compatibili non erano supportate. Questo ha permesso il porting di molti videogiochi da bar, i cosiddetti coin op, attorno ai quali si radunavano folte schiere di giovani videogiocatori. Il genere del picchiaduro era tra i più gettonati, visto l'alto contenuto di grafica, colori e musiche. Tutto il necessario per esaltarsi.
Street Fighter II è stato il primo titolo del genere a raggiungere un livello di qualità superiore, sia per le caratteristiche fortemente stereotipate dei combattenti che per l'effettivo lavoro di pregio fatto dalla Capcom nel lontano 1991. Sviluppato da Akira Nishitani e Akira Yasuda, ebbe un inatteso successo ed entro il 1993 portò nelle casse della Capcom la bellezza di 1,5 miliardi di dollari (2,32 attualizzati al 2011).
In seguito, con l'avvento di Mortal Kombat, il picchiaduro da bar più diffuso del momento Street Fighter II si è dovuto fare un esame di coscienza e rispondere alla fatidica domanda. Ma perché quei due si picchiano? Cosa li ha portati in quell'arena improvvisata in mezzo alla strada?
Ogni personaggio infatti aveva una storia più o meno delineata che li portava a partecipare ad un torneo di lotta da strada per raggiungere un obiettivo personale. Nel 1992 Mortal Kombat (Midway Games) aggiunge una dimensione ulteriore, quella mistica del rito che si ripete da secoli. La lotta fra le forze del bene e quelle del male, provenienti da Outworld e capitanate dallo spettrale stregone Shang Tzung e da Goro, generale delle armate di Outworld, unita ad una grafica digitalizzata di qualità superiore ed una maggior complessità del gioco, spostano in breve tempo l'attenzione verso un nuovo genere di picchiaduro.
Ciò nonostante Street Fighter II rimane una pietra miliare nella storia dei videogiochi da bar ed ancora oggi vale la pena conoscerlo. Oltre ad aver dato vita ad una florida serie di sequel, Street Fighter II annovera anche un'ampia produzione di Manga, cartoni animati e perfino un film: Street Fighter - Sfida Finale (1994) con Jean Claude Van Damme nel ruolo del colonnello William F. Guile.
I combattenti selezionabili erano solo otto, ma tutti assolutamente diversi e con abilità totalmente differenti.
# | Nome completo | Nome breve | Nazionalità | Stile |
1 | Ryu Hoshi | Ryu | Giappone | Karate Ansatsuken |
2 | Ken Masters | Ken | USA | Karate Ansatsuken |
3 | Edmund Honda | Honda | Giappone | Sumo |
4 | Chun-Li Ziang | Chun-Li | Cina | Kung Fu/Tai Chi |
5 | Carlos Blanka | Blanka | Brasile | MMA/Combattimento selvaggio |
6 | Zangief | Zangief | URSS | Wrestling/Sambo |
7 | William F. Guile | Guile | USA | Difesa personale |
8 | Dhalsim | Dhalsim | India | Yoga |
Street Fighter II poteva essere giocato in multiplayer oppure da un singolo giocatore. Nel primo caso ciascun giocatore sceglieva il proprio combattente in mutua esclusione, cioé il primo che sceglieva si aggiudicava il personaggio, che non era più selezionabile dall'altro giocatore. Nella modalità a un giocatore, dopo la scelta del combattente il giocatore doveva affrontare uno a uno tutti gli altri sette personaggi per potersi misurare coi quattro boss finali non selezionabili. Questi quattro individui erano:
# | Nome completo | Nome breve | Nazionalità | Stile |
1 | Balrog | Balrog | USA | Pugilato |
2 | Vega | Spagna | Ninjitsu/Combattimento con lame | |
3 | Sagat | Thailandia | Muay Thai | |
4 | M. Bison | Thailandia | Poteri psichici |
Il cattivo finale è appunto M. Bison, dove la M va letta come Mike oppure Master. In Italia viene erroneamente chiamato Mister Bison. Nella versione giapponese Balrog si chiama M. Bison perché assomiglia a Mike Tyson, mentre Vega si chiama Balrog e Bison prende il nome di Vega.
Bison è il leader di una pericolosa organizzazione paramilitare nonché uno spietato dittatore ed un abile lottatore. E' dotato di poteri mentali e di una tecnica e velocità superiori. Affrontarlo è un duro compito ma ogni combattente ha un motivo per farlo.